4 marzo 2016

Milk - Recensione

Nel nostro Paese si parla molto di Unioni Civili e diritti per le coppie omosessuali; questo è stato un buono spunto per pensare ad un ottimo film da consigliarvi su cui poter riflettere. La scelta è ricaduta su un vincitore di due premi Oscar nel 2009 (Miglior Attore Protagonista e Migliore sceneggiatura Originale): Milk scritto da Dustin Lance Black, diretto da Gus Van Sant e interpretato da Sean Penn.
Si tratta di un biopic del 2008 sulla vita di Harvey Milk, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli Stati Uniti. Attivista per i diritti degli omosessuali, fu assassinato nel 1978, assieme al sindaco George Moscone, da Dan White, un ex consigliere omofobo.
Van Sant, prima di presentarci l'ascesa politica, si preoccupa di raccontarci l'Harvey Milk uomo: assicuratore newyorchese quarantenne che, per amore di Scott Smith (James Franco), abbandona tutto per trasferirsi a Castro Street a San Francisco, cuore della comunità gay e punto di riferimento per molti giovani omosessuali attirati dalla ventata di libertà che il movimento hippie ha portato nella città californiana. Da qui qui parte la seconda parte del film, molto più veloce e scorrevole, dove il cineasta statunitense racconta la scalata politica di Milk. Sceso in campo, dopo essere rimasto colpito dai soprusi perpetrati nei confronti della comunità, viene finalmente eletto consigliere nel 1977.
Il film è sorretto da un cast in stato di grazia, partendo da Sean Penn fino ad un irriconoscibile Emile Hirsch (Cleve Jones) passando da James Franco e Josh Brolin (Dan White); il personaggio di quest'ultimo resta sì ben caratterizzato come gli altri all'interno della pellicola, ma purtroppo non gode di molto spazio tanto che il suo drammatico atto finale resta quasi incomprensibile se non riconducibile al solo allontanamento dalla sua carica politica.
La narrazione, benché lineare, risente un po' troppo dell'effetto biografia, cioè manca quel pizzico di emotività in più oltre al semplice scorrere dei fatti. Non che sia del tutto assente, basti ricordare la scena della fiaccolata spontanea nata in memoria di Milk e del sindaco Moscone, o il classico finale strappalacrime con la postille sui personaggi.
Egregia e degna di nota è anche la fotografia di Harris Savides, nonché qualche tocco d'artista del regista come l'inserimento di spezzoni in Super 8, come ad immergere lo spettatore nell'atmosfera di quegli anni, e una scena vista nel riflesso di un fischietto.
Milk è quindi un ottimo film, non certamente perfetto, su cui tornare per fare un a breve riflessione su temi scottanti oggi come allora, giusto per provare a non disattendere ancora una volta le speranze di un uomo che si è battuto e sacrificato per le minoranze.

-D.R.Cobb-