20 marzo 2014

La Morte di Ivan Il'ič - Recensione -

Una delle opere più significative di Lev Nikolaevic Tolstoj è questo magnifico racconto breve che testimonia la crisi spirituale dell'autore con la quale egli si avvicinerà al cristianesimo.
Il protagonista Ivan Il'ic è un perfetto esempio della classe media: di buona famiglia con un lavoro ben retribuito e rispettabile, padre di due bei figli ben educati e marito di una moglie esemplare. La sua vita procede come deve senza mostrare a occhi indiscreti i piccoli litigi di famiglia che dimostrano la realtà dell'instabile matrimonio. Ivan prosegue la sua carriera arrivando all'apice della sua vita coniugale e lavorativa con un buon reddito, una bellissima casa e una figlia pronta a sposarsi, ma non è questa la felicità. Il protagonista buon padre di famiglia si distaccherà sempre di più dalla sua vita familiare per rifugiarsi nel suo lavoro, finchè una brutta e spiacevole malattia non lo colpirà all'improvviso. 
Il vero personaggio principale di questa storia è proprio la morte, l'autore ci dona questo racconto come testimonianza di una riflessione personale su questo delicato e inevitabile tema. Ivan passerà il resto dei suoi giorni a riflettere sulla sua vita che fino a poco tempo prima sembrava giusta e perfetta, vissuta in maniera impeccabile seguendo le regole morali di ogni buon borghese. 
"Caio è un uomo, gli uomini sono mortali, Caio è mortale" cosa rende Ivan diverso da Caio? La morte diventa così una conseguenza logica del suo essere umano, il nostro protagonista ogni giorno di più diventa consapevole del suo dolore e della sua fine. Odia tutti: dai dottori ai colleghi alla sua famiglia perchè vede in loro il riflesso della menzogna che è stata la sua vita. I dottori usano le stesse frasi fatte che il suo lavoro di giudice lo obbligava ad usare, la sua famiglia soffre ad ogni suo lamento non per pietà, non per benevolenza ma per l'unico fastidio che un lamento possa dare. 
La vita da quando ha inizio ci attrae sempre di più alla morte, come la gravità ci attrae sempre di più al punto più basso, Ivan ha solo pochi ricordi felici e tutti risalgono all'infanzia quando ancora vedeva quel barlume di luce, di vita. Dopo quella luce la vita si tinge di nero, più ci si avvicina al presente e quindi alla morte più quel nero si infittisce finchè non arriva la pace che solo la morte può donare. Così Tolstoj ci illustra il ciclo vitale dell'essere umano, e così il nostro autore ci mostra che solo coloro che vivono la vita hanno il privilegio di morire la propria morte, gli altri, gli Ivan Il'ic devono conquistarselo.

- Valheesy -

11 marzo 2014

Nomadi Del Nord - Recensione -

Amante del grande Nord America ancora incontaminato dall'urbanizzazione, James Oliver Curwood segue la linea avventurosa di Jack London, creando uno stile che si avvicina al poetico.
Nomadi del Nord o Nomadi Nel Grande Nord è un libro che racchiude in sè le maggiori scelte narrative dell'autore: tra le parole di questo testo traspira l'amore per il mondo naturale e primitivo, un ambiente che non segue la mano divina del creatore ma che segue solo il suo istinto, l'istinto di madre natura.
Neewa e Miki sono rispettivamente un orso e un cane, protagonisti di una storia delicata che racconta la loro forte amicizia: incontreranno moltissimi ostacoli durante il loro viaggio, ma le loro strade non si divideranno mai completamente grazie alla forte determinazione che li accomuna e che li guiderà durante il cammino della vita.
L'originalità di questo romanzo sta proprio nella scelta dei personaggi, non saranno gli uomini a combattere le piccole battaglie di ogni giorno, ma saranno due animali che difficilmente avrebbero potuto diventare compagni di vita. L'autore riesce perfettamente a mantenere viva la realtà delle vicende, anche se un animale non può parlare e non può capire certi gesti umani, Curwood ci fa entrare nella mente dell'orso e del cane provando a interpretare ciò che loro sentono senza cadere nell'impossibile o nel banale. Oltre a descriverci la bellezza incontaminata del Canada, lo scrittore aggiunge molti vocaboli di una lingua poco conosciuta: quella dei nativi americani, una minoranza etnica distrutta dal potere dei bianchi a cui il nostro autore è rimasto molto legato.
Questa commovente storia a lieto fine è inoltre una metafora legata alla vita: ci ricorda che esistono sentimenti puri di cui, noi esseri umani, dimentichiamo l'esistenza. L'amicizia, l'amore, la felicità e la gioia sono emozioni che diamo per scontate ma ciò non vale per i nostri amici Neewa e Miki.

"... se con la vostra canoa percorrete il fiume Pas, andate dritti a nord e risalite il Rat River o il corso d'acqua del Grassberry, e, scendendo il Reindeer River, costeggiate il lato orientale del lago omonimo, giungerete presto a Cochrane e al Posto di Ritrovo del Lago Bain, che è una delle regioni più belle di tutto il Canada del Nord. Lì, trecento fra Indiani, Meticci e Canadesi andavano a vendere le pellicce. E fra loro non c'era uomo, donna o bambino, che non conoscesse la storia di Neewa, l'orso addomesticato del Lago Bain, il favorito dell'Angelo Bianco, così come tutti chiamavano la moglie del capo del Posto L'orso portava un collare ben lustro e vagabondava a suo agio in compagnia di un gran cane; però, siccome era diventato grosso e grasso, non si allontana mai molto dal Posto. Una legge, rispettata da tutti, imponeva che non si dovesse molestarlo o fargli male e che nessuna trappola per orsi dovesse essere piazzata a meno di cinque miglia dai magazzini della Compagnia. Al sopraggiungere dell'inverno, epoca in cui gli orsi vanno in letargo, Neewa si rintanava in una caverna profonda e tiepida, scavata apposta per lui sotto i magazzini della Compagnia. Ma ogni giorno, al cadere della notte, Miky, il cane suo amico e compagno, scendeva e andava a dormire in sua compagnia."

- Valheesy -



7 marzo 2014

Giornata Internazionale Della Donna - 8 Marzo -

La giornata internazionale della donna viene comunemente celebrata l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le lotte sociali e politiche delle donne, sia le violenze e le discriminazioni che ancora oggi subiscono in alcuni paesi del mondo.
La sua origine storica è complessa: la prima celebrazione venne attuata il 3 Maggio del 1908 in occasione della conferenza settimanale del Partito Socialista di Chicago dove si discusse della situazione della donna nella sfera lavorativa e politica. In seguito, negli Stati Uniti, venne istituita la prima ufficiale giornata dedicata alla donna nel giorno 23 febbraio 1909. La celebrazione non ebbe un seguito immediato, anzi, ci volle del tempo prima della sua affermazione totale. Intanto i festeggiamente frammentari e discontinui continuarono in America, mentre a Copenaghen durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste del 1910, si ritornò sull'argomento per istituire una celebrazione dedita alla rivendicazione dei diritti delle donne. La festa non si celebrò in tutti i paesi, e nemmeno tutti gli anni a causa anche dello scoppio della prima guerra mondiale. A San Pietroburgo, però, l'8 marzo 1917 le donne insorgero in una grande manifestazione chiedendo la fine della guerra. In questa data si ricorda l'inizio della Rivoluzione Russa di Febbraio e per questo motivo la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste fissò l'8 marzo come giornata internazionale dell'operaia.
In Italia la Giornata internazionale della donna fu istituita per la prima volta nel 1922, grazie al Partito Comunista d'Italia. In quei giorni fu fondato il periodico Compagna, che nel marzo del 1925 pubblicò un articolo di Lenin che ricordava l'8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
Con il passare degli anni i mass media e la seconda guerra mondiale fecero dimenticare la forte impronta storica e politica di questa giornata, riducendola così a un'altra scusa per spendere e festeggiare. 
Finita la seconda guerra mondiale, l'8 Marzo venne festeggiato ogni anno e in tutta Italia. Il suo simbolo è la mimosa dal 1946 perchè fiorisce nei primi giorni di Marzo.

Noi vorremmo proporvi dei film e dei libri che possano commemorare al meglio le origini dimenticate di questa festa dedicata a coloro che hanno lottato per rendere il nostro futuro migliore.

Per prima cosa vorremmo ricordare alcuni nomi femminili della letteratura italiana, donne che hanno combattuto contro la politica, la società e lo stato patriarcale:

Gina Lagorio (Bra, 18 Giugno 1922 – Milano, 17 Luglio 2005)
Una scrittrice italiana che si ispira ai grandi Pavese, Fenoglio e Sbarbaro. Il suo primo romanzo è Il Polline ma ci ha regalato molti titoli vincitori di molteplici premi come: Tosca dei gatti Premio Viareggio, La Spiaggia Del Lupo Premio Campiello, Fuori Scena, Approssimato per difetto e l'ultimo Capita postumo alla sua morte.





Gianna Manzini (Pistoia, 24 Marzo 1896 – Roma, 31 Agosto 1974) 
Gianna Manzini è una scrittrice raffinata e complessa, i temi affrontati riguardano soprattutto il rapporto traballante che ha avuto con i suoi genitori non molto presenti nella sua vita, specialmente il padre. Accolta subito dalla critica con entusiasmo, il suo nome rimase di nicchia per troppo tempo. Il suo romanzo più famoso è Ritratto in Piedi, un testo autobiografico che descrive la figura di suo padre, il rapporto che ha con la figlia e la sofferenza appassionata che essa prova nei confronti di quella figura che così tanto le mancò.



Elsa Morante (Roma, 18 Agosto 1912 – Roma, 25 Novembre 1985)
La Morante è considerata una delle autrici più importanti del secondo dopoguerra. Ha scritto romanzi, saggi, poesie e tradotto alcuni testi importanti. Si sposò con il famoso scrittore Alberto Moravia. I suoi testi raggiunsero anche l'America, il suo primo libro si intitola Menzogna e Sortilegio per il quale vinse il premio Viareggio. Con l'Isola di Arturo vinse il Premio Strega e ne fu tratto anche un film diretto da Damiano Damiani. La sua produzione letteraria è davvero numerosa, altri testi importanti sono Aracoeli e La Storia.

Natalía Levi Ginzburg, (Palermo, 14 Luglio 1916 – Roma, 7 Ottobre 1991) 
Di origine ebrea, la scrittrice naque in una famiglia di antifascisti e divenne una onorevole del Parlamento Italiano attiva per il Partito PCI. La sua produzione letteraria è orientata sui temi della memoria e dell'indagine psicologica. Con Valentino vince il premio Viareggio e con Lessico Familiare vince il Premio Strega. 




Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio (Alessandria, 14 Agosto 1876 – Roma, 13 Gennaio
 1960)
Rina ebbe un infanzia difficile, la madre tentò il suicidio varie volte a causa della sua depressione finchè la rinchiusero al manicomio. La piccola Rina Faccio venne stuprata a 15 anni e rimase incinta, perse il bambino ma fu costretta a un matrimonio di convenienza. Le sue produzioni vertono dal diario alle opere epistolari alle prose. Molto famosi sono Una Donna, Orsa Minore e Dal Mio Diario. Scrisse anche molte poesie e trattati sul femminismo.


Oriana Fallaci (Firenze, 29 Giugno 1929 – Firenze, 15 Settembre 2006)
Conosciuta come giornalista, scrittrice, attivista politica e femminista Oriana Fallaci ci ha omaggiato con i suoi saggi sulla condizione sociale della donna e su molti temi morali come l'aborto, l'omosessualità e la religione. Il Sesso Inutile -. Viaggio Intorno Alla Donna e Lettera a Un Bambino Mai Nato sono i testi più famosi pubblicati dall'autrice. La Fallaci è un esempio lampante di donna forte, indipendente e intelligente, i suoi saggi sono perfetti per questo giorno dedicato alla storia delle donne.



Adeline Virginia Woolf, nata Stephen (Londra, 25 Gennaio 1882 – Rodmell, 28 Marzo 1941)
Virginia Woolf non è italiana ma la sua produzione letteraria è ricca di spunti per commemorare al meglio questa festività. Una scrittrice, saggista e attivista britannica che lottò con tutte le sue forze per ottenere una parità di diritti tra i due sessi.  Le sue più famose opere sono: La Signora Dalloway, Gita al Faro e Orlando. Tra le opere di saggistica emergono Il lettore comune e Una Stanza Tutta Per Sè.


Graziella Romano, detta Lalla (Demonte, 11 Novembre 1906 – Milano, 26 Giugno 2001)
Lalla è stata una grandissima poetessa, giornalista e scrittrice italiana. All'inizio il suo talento si sviluppò nell'ambito artistico ma successivamente ci omaggiò con dei testi magnifici come Le Parole Tra Noi Leggere con il quale vinse il Premio Strega e Le Metamorfosi. Nel campo giornalistico lavorò per importanti quotidiani come Il Corriere Della Sera e Il Giorno. La sua produzione poetica spicca sopratutto per l'opera intitolata L'Autunno.

Dacia Maraini (Fiesole, 13 Novembre 1936)
Anche Dacia Maraini, come Gina Lagorio, fa parte della generazione degli anni Trenta. Ha una formazione a tutto tondo in quanto si occupa di scrittura, poesia, saggi, drammartugia e sceneggiatura. I suoi romanzi più importanti sono: La Lunga Vita Di Marianna Ucrìa con cui vinse il Premio Campiello e Buio con cui vinse il Premio Strega.



Citiamo ora delle produzioni cinematografiche ricche di esempi femminili forti, lontani dallo stereotipo di donna che solitamente vediamo per i programmi televisivi e nel grande schermo.

We Want Sex diretto da Nigel Cole (2010)
Il film in questione è ispirato a fatti realmente accaduti, si racconta infatti di uno sciopero del 1968 di 187 operaie della Ford di Dagenham. Le protagoniste della vicenda lavoravano in condizioni per niente piacevoli, erano sotto pagate e sottomesse a orari straordinari. Il film ha ottenuto 4 candidature ai British Independent Film Awards 2010.



Agora diretto da Alejandro Amenabar (2009)
La protagonista e filosofa Ipazia vive nell'antica Alessandria d'Egitto, insegna e studia la matematica e l'astronomia. I suoi studi si concentrano soprattutto sul modello geogentrico di Tolomeo dubitandone la veridicità. Intanto intorno a lei iniziano le prime persecuzioni a scapito dei pagani che vengono soppiantati dalla nuova religione cristiana. L'intelligenza di Ipazia inizia a diventare un problema: la sua è una personalità importante negli ambienti filosofici ma si è dichiarata atea attirando così l'attenzione su di sè.

The Lady - L'Amore Per La Libertà diretto da Luc Besson (2011)
The Lady è un film biografico sulla vita di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace. La protagonista è una giovane madre che vive con la propria famiglia a Londra. L'insorgere del suo popolo nel 1998 la costringerà a tornare in Birmania, il paese dove viveva da bambina. Tornata alle sue origini, Suu si prenderà la responsabilità di restaurare la pace in Birmania per riprendere il posto che fu di suo padre e per far valere i diritti democratici di un potere politico sano. 

Angeli d'Acciaio diretto da Katja Von Garnier (2004)
La protagonista Alice Paul è una delle prime suffragette statunitensi che si batte per il diritto di voto alle donne. Organizza molte manifestazioni agli inizi del novecento, ma alcuni uomini contrariati insorgono con la violenza. Molte femministe vengono portate in ospedale e quando arriva il 1917, e di conseguenza anche la guerra, le manifestanti vengono arrestate ingiustamente e maltrattate ma Alice non si perde d'animo e continua la sua lotta, la lotta per le donne.

Soldato Jane diretto da  Ridley Scott (1997)
La forza militare statunitense è quasi esclusivamente composta da uomini così si cerca di portare una donna nel programma Navy SEAL. O'Neill L.T. Jordan è la vincitrice della selezione e viene subito sottoposta a un devastante addestramento. All'inizio viene agevolata negli esercizi ma successivamente il Soldato Jane rifiuta i privilegi e vuole integrarsi nel gruppo maschile. La stampa la fa risultare subito come una paladina dei diritti alle donne e le maldicenze iniziano a rendere più dura la vita nell'esercito.

I Figli Del Secolo diretto da Diane Kurys (1999)
Questo film racconta la travagliata storia d'amore tra Alfred de Musset e George Sand. Sono entrambi belli, ricchi e intelligenti; il loro amore è passionale, intellettuale e carnale. Lui è un uomo vizioso con la passione per l'arte e le poesie, mentre lei è una scrittrice e giornalista di successo. La figura femminile di George è un ottimo esempio di donna indipendente: è divorziata, si veste molto spesso con abiti maschili ed è pericolosamente intelligente, cosa che all'epoca faceva molto scalpore.

L'Altra Metà Dell'Amore diretto da Léa Pool (2001)
Mary, Victoria e Pauline sono tre ragazze che dividono una stanza in un collegio femminile canadese. Mary è l'ultima arrivata e, dopo un pò di tempo, scopre che le sue due coinquiline condividono una tenera storia d'amore. Il fatto non deve uscire dalle quattro mura della loro stanza perciò Mary farà da custode al loro segreto, ma purtroppo le due vengono scoperte mentre dormono assieme e la loro dolce fiaba si trasformerà in una struggente catastrofe.

Donne Senza Uomini diretto da Shirin Neshat (2009)
Il film racconta la storia di quattro donne iraniane di differenti classi sociali intrecciate alle vicende politiche del loro paese: la restaurazione al potere dello Scià e la conseguente deposizione del Primo Ministro democraticamente eletto. Il film è stato premiato con il Leone d'Argento per la Miglior Regia  alla Mostra del Cinema di Venezia. 
    



La Bicicletta Verde  diretto da Haifaa Al-Mansour (2012)
Wadjda è una bambina che vive in Arabia Saudita e frequenta una scuola femminile dove le sono proibite molte cose. Le piccole libertà sono un lusso che Wadjda non può permettersi, come la bicicletta verde che desidera così tanto. La famiglia non ha i soldi per comprarla e in più quelle sono cose "da maschi" così la piccola cercherà di guadagnarsi i soldi per conto suo, scoprendo che l'unico modo per far ciò che non le è proibito sarà una gara di Corano.

Norma Rae diretto da Martin Ritt (1979)
Siamo in Alabama dove alcuni operai vengo sfruttati nelle loro fabbriche, ma come una sorta di eroina, arriva la nostra protagonista. Norma è una donna emancipata sul piano sessuale e sociale, è l'unica che potrà salvarli grazie al suo spirito intraprendente e grazie all'alleanza con un sindacalista. Vince il premio Oscar come miglior attrice protagonista Sally Field.


Riso Amaro diretto da Giuseppe De Santis (1949)
Francesca è complice del furto di una collana, per sfuggire alla polizia sale su un treno di mondariso dove farà la conoscenza di Silvana e del duro lavoro a cui le donne sono sottoposte nelle risaie. Un capolavoro d'altri tempi che farà luce sulla condizione femminile dell'epoca.





Erin Brockovich - Forte Come La Verità diretto da Steven Soderbergh (2000)
Una storia vera che vede come protagonista Erin Brockovich, una segretaria di uno studio legale che indaga su alcune compagnie che hanno contaminato le falde acquifere di una città californiana. Julia Roberts interpreta questa figura di paladina della giustizia vincendo anche un Golden Globe per la miglior attrice in un film drammatico.


The Help diretto da Tate Taylor (2011)
La protagonista Skeeter è una ragazza bianca della buona società che vuole diventare una scrittrice. Ci troviamo nel Mississipi agli inizi degli anni '60, quando Skeeter decide di intervistare la servitù di colore che ha sempre lavorato per le buone famiglie del sud. Verranno a galla le verità nascoste del razzismo e del perbenismo delle famiglie ricche. Vince in premio Oscar come miglior attrice non protagonista O. Spencer.

Evita diretto da Alan Parker (1996)
Un addattamento dell'omonimo musical che vede come protagonista Evita, la figlia illegittima di un contadino del Buenos Aires. La protagonista sogna di diventare famosa così si installa nei circoli più importanti della società. Eva conoscerà Juan Peron, politico importante, con il quale avrà una relazione mal vista da tutti, ma con la sua determinazione riuscirà a cambiare la vita di molti argentini.



Becoming Jane - Il Ritratto Di Una Donna Contro diretto da Julian Jarrold (2007)
Un film biografico sulla vita della scrittrice Jane Austen. La protagonista è in età da matrimonio ma, come spesso accade, lei non ama il suo futuro marito. Quando nel paese arriva un giovane irlandese lei se ne innamora e viene ricambiata trovando così ispirazione per i suoi libri. La sua forte personalità che non si piega alle convenzioni è un ottimo esempio di donna che richiama la giornata dell'8 marzo come giorno di lotta per i propri diritti.


 

5 marzo 2014

Gravity - Recensione -

Miglior regia, miglior fotografia, migliori effetti speciali, miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e miglior colonna sonora sono i sette Oscar vinti dal film diretto da Alfonso Cuarón: Gravity.
Questo lungometraggio fantascientifico racchiude in sè una trama avvincente e moltissima suspance ottenuti con l'ausilio dello scenario totalmente ricreato a computer. Naturalmente le fotografie sono state fornite dalla NASA per ottenere l'effetto più realistico possibile, anche se gli esperti affermano di aver notato molteplici incongruenze con la vera esperienza spaziale che l'uomo ha vissuto.
Dall'incredibile opera di Kubrick 2001: Odissea Nello Spazio, la tecnologia ha fatto passi da gigante e questo film ce lo dimostra pienamente: lo spettatore proverà un senso di ansia e solitudine alternati al senso di sicurezza che l'astronauta, interpretato da George Clooney, ci trasmette. Il tutto grazie alla meravigliosa realtà che ci viene mostrata: una realtà relegata nella nostra fantasia ma che potrebbe somigliare molto a quella di Gravity.
Inevitabile richiamare per l'ennesima volta Kubrick, che ci ha fatto amare il suo cinema così fortemente legato alla fotografia. Anche in questo caso ogni scena di Gravity si potrebbe incorniciare: alcune scene ricordano la vita dell'uomo, il suo istinto di sopravvivenza che ci riporta allo status di animale quando il mondo era ancora avvolto dal mistero.
Il film sottolinea come ci sia un forte senso di solitudine nello spazio, vedremo la bravissima Sandra Bullock in uno stato di angoscia totale che avvolge chiunque diventi consapevole dell'immensità dell'universo, chiunque sia cosciente di morire solo.
Ricordiamo la scena in cui la donna astronauta rimane fluttuante in posizione fetale, circondata da tubi e fili come a ricordare la nascita di una piccola vita ancora dentro l'utero della madre; quando la stessa astronauta fuoriesce dall'acqua e a fatica si alza in piedi, come se fosse la prima volta, e guarda attorno a sè la natura incontaminata: sono riferimenti legati alla nostra condizione mortale che inizia quando mettiamo piede nel mondo sia come bambini, sia come uomo pensante a cui l'evoluzione ci ha portati. Un viaggio a ritroso che ci fa ricordare il nostro passato e la nostra natura, quando l'uomo non aveva potere di conoscere e sapere.
Oltre ad essere un film giustamente premiato per i suoi meravigliosi effetti speciali e per tutto il lavoro tecnico che ci sta dietro, direi che merita molto anche per il significato e le sensazioni che ad ognuno di noi trasmette. Certo non è perfetto a causa di alcune azioni irrealistiche, ma andando oltre credo si possa percepire un significato nascosto che non ha nulla a che fare con la razionale concretezza della realta, anzi, ci mostra come l'uomo si sia immerso nella tecnologia ma come inevitabilmente se ne ritrovi vittima, come sia ancora un animale pensante e mortale e come riesca a mantenere viva la speranza proprio grazie ai suoi istinti primitivi. 

- Valheesy -

3 marzo 2014

Mai 'na gioia - Chi non è mai riuscito a vincere l'Oscar

Conclusi gli Oscar 2014 si può iniziare a tirare qualche somma. L'Italia torna a vincere la prestigiosa statuetta dopo 15 anni con La Grande Bellezza; Alfonso Cuaròn entra nel gotha dei registi aggiudicandosi il suo primo Academy Award per la miglior regia, così come Matthew McConaughey viene premiato per la prima volta come miglior attore protagonista assieme al suo partner cinematografico, Jared Leto, che vince il premio come miglior attore non protagonista; Cate Blanchett si conferma un'attrice sopraffina ricevendo il suo secondo Oscar; il Kenya può festeggiare a sua volta grazie alla premiazione di Lupita Nyong'o come miglior attrice non protagonista per 12 Anni schiavo, premiato anche come miglior film; Walt Disney si dimostra ancora una volta regina dell'animazione grazie a Frozen.
In mezzo a tutti questi euforici vincitori, troviamo anche il grande deluso della serata, Leonardo DiCaprio, forse in un angolino a leccarsi ancora le ferite. Nonostante le 4 nomination non è mai riuscito a stringere tra le mani l'Oscar; a lui è sempre toccato il compito di applaudire dalla platea i suoi amici/rivali, fingendo gioia per loro, senza poter mai salire sul palco per ritirare il premio. Se è vero il detto "mal comune mezzo gaudio" può però stare sereno, così come tutti i suoi fan: è decisamente in buona compagia.
John Travolta, sebbene sia stato nominato due volte per il premio come miglior attore protagonista, non ha mai portato a casa la statuetta, nemmeno per il cult Pulp Fiction; era il 1995 e il titolo gli fu strappato da Tom Hanks. Situazione analoga per Edward Norton, stesso numero di candidature e vittorie, così come, incredibilmente, per il mito James Dean.
Un'altra icona di Hollywood è ancora a bocca asciutta per quanto riguarda l'Oscar, Tom Cruise, che neppure con Top Gun è riuscito a vincere. Anche al bel Johnny Depp, ugualmente alla bravissima Michelle Pfeiffer, è toccata la stessa sorte, 3 nomination e nessuna statuetta da sfoggiare in bacheca.
Persino gli eclettici Bill Murray e Jim Carrey non sono mai riusciti a convincere l'Academy. Certo, sono lontani dalle logiche hollywoodiane e per questo non ci si aspettava di vederli candidati spesso (in realtà per il secondo non è mai accaduto), ma almeno un riconoscimento per alcuni film (Lost in Traslation per il primo, Truman Show e Man on The Moon per Carrey)se lo sarebbero meritato.
Nonostante le 3 nomination, neppure Sigourney Weaver è mai riuscita a vincere, neanche con Alien-Scontro finale. Quell'anno, il 1987, il premio lo vinse la quasi sconosciuta Marlee Matlin per Figli di un dio minore.
E che dire dell'icona Clint Eastwood? Nemmeno lui è mai riuscito a primeggiare nella corsa a miglior attore, certo a differenza loro può consolarsi con 5 Awards tra cui due per il miglior film e due per la miglior regia.
La lista sarebbe ancora lunga, citiamo anche Harrison Ford, Glenn Close, Julianne Moore, Brad Pitt, Liam Neeson, Meg Ryan e Samuel L. Jackson.
Ricordiamo, però, che l'immenso Christopher Plummer ha vinto la sua prima statuetta nel 2012 all'età di 83 anni, aprendo il discorso di ringraziamento con una frase che resterà memorabile: "Hai soltanto due anni più di me, cara... Dove sei stata tutta la mia vita?". Questo ci porta a non disperare, forse un giorno arriverà il grande momento per tutti. 

- Oscar 2014 -

Nel 1999 Roberto Benigni vinse l'Oscar per il Miglior film straniero con La Vita è Bella, a distanza di 15 anni Paolo Sorrentino ripete il miracolo con La Grande Bellezza. La vittoria, annunciata da Ewan McGregor e Viola Davis, non era scontata ,afferma il regista, accenando ai temibili avversari.
Il premio più ambito come Miglior Film è stato assegnato a Steve McQueen, primo regista nero a ricevere questo riconoscimento, con 12 Anni Schiavo. Il regista britannico ha dedicato il premio a coloro che hanno dovuto sopportare la schiavitù affermando che "Tutti meritano di vivere, non solo di sopravvivere". Il film è tratto dall'autobiografia di  Solomon Northup, un violinista nero che viene rapito e venduto come schiavo.
Angelina Jolie e Sidney Poitier consegnano l'Oscar per la Migliore Regia a Alfonso Cuarón, il primo regista latino a vincere questa categoria, per Gravity a cui vengono assegnati, inoltre, molti premi tecnici. 
I migliori attori protagonisti sono Cate Blanchett in Blue Jasmine e Matthew McConaughey in Dallas Buyers Club. Leonardo DiCaprio, nonostante la sua esperienza e il suo talento, resta ancora a mani vuote.
Per la categoria Attrice non Protagonista viene premiata Lupita Nyong'o che ,nel suo bellissimo discorso, dice:  "Questa statuetta è un simbolo, per ogni bambino: significa che non conta da dove vieni. I sogni si possono avverare". Jared Leto vince il premio di Miglior Attore non Protagonista per la parte del transessuale Rayon in Dallas Buyers Club. Jared nel suo commovente discorso dedica l'Oscar a sua madre, una donna forte e indipendente che gli ha insegnato a sognare; ma anche a tutti coloro che hanno subito delle ingiustizie dalle persone che non hanno mai imparato ad accettare la loro diversità.

Ecco tutti i vincitori:
 
Miglior film
12 anni schiavo di Steve McQueen

Migliore regia 
Alfonso Cuarón per Gravity

Migliore attrice protagonista
Cate Blanchett per Blue Jasmine

Migliore attore protagonista
Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club

Migliore attrice non protagonista
Lupita Nyong'o (12 anni schiavo)

Migliore attore non protagonista
Jared Leto per Dallas Buyers Club

Migliore sceneggiatura non originale
John Ridley (12 anni schiavo)

Migliore sceneggiatura originale
Spike Jonze per Her

Miglior fotografia
Emmanuel Lubezki per Gravity

Migliore scenografie
Catherine Martin e Beverly Dunn (Il Grande Gatsby)

Miglior film straniero
La grande bellezza di Paolo Sorrentino (Italia)

Miglior film d'animazione
Frozen - Il regno di ghiaccio di Chris Buck, Jennifer Lee e Peter Del Vecho

Migliori effetti speciali
Tim Webber, Chris Lawrence, David Shirk e Neil Corbould per Gravity

Migliore montaggio
Alfonso Cuarón e Mark Sanger per Gravity

Miglior sonoro
Glenn Freemantle per Gravity

Miglior montaggio sonoro
Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead e Chris Munro per Gravity

Miglior colonna sonora
Steven Price per Gravity

Miglior canzone originale
Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez per Let It go (Frozen - Il regno di ghiaccio)

Miglior trucco e acconciature
Adruitha Lee e Robin Mathews per Dallas Buyers Club

Migliori costumi
Catherine Martin e Beverley Dunn per Il Grande Gatsby   

Miglior documentario
20 Feet from Stardom di Morgan Neville, Gil Friesen e Caitrin Rogers

Miglior corto documentario
The Lady in Number 6: Music Saved My Life di Malcolm Clarke e Nicholas Reed

Miglior cortometraggio
Helium di Anders Walter e Kim Magnusson

Miglior cortometraggio d'animazione
Mr. Hublot di Laurent Witz e Alexandre Espigares