5 marzo 2014

Gravity - Recensione -

Miglior regia, miglior fotografia, migliori effetti speciali, miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e miglior colonna sonora sono i sette Oscar vinti dal film diretto da Alfonso Cuarón: Gravity.
Questo lungometraggio fantascientifico racchiude in sè una trama avvincente e moltissima suspance ottenuti con l'ausilio dello scenario totalmente ricreato a computer. Naturalmente le fotografie sono state fornite dalla NASA per ottenere l'effetto più realistico possibile, anche se gli esperti affermano di aver notato molteplici incongruenze con la vera esperienza spaziale che l'uomo ha vissuto.
Dall'incredibile opera di Kubrick 2001: Odissea Nello Spazio, la tecnologia ha fatto passi da gigante e questo film ce lo dimostra pienamente: lo spettatore proverà un senso di ansia e solitudine alternati al senso di sicurezza che l'astronauta, interpretato da George Clooney, ci trasmette. Il tutto grazie alla meravigliosa realtà che ci viene mostrata: una realtà relegata nella nostra fantasia ma che potrebbe somigliare molto a quella di Gravity.
Inevitabile richiamare per l'ennesima volta Kubrick, che ci ha fatto amare il suo cinema così fortemente legato alla fotografia. Anche in questo caso ogni scena di Gravity si potrebbe incorniciare: alcune scene ricordano la vita dell'uomo, il suo istinto di sopravvivenza che ci riporta allo status di animale quando il mondo era ancora avvolto dal mistero.
Il film sottolinea come ci sia un forte senso di solitudine nello spazio, vedremo la bravissima Sandra Bullock in uno stato di angoscia totale che avvolge chiunque diventi consapevole dell'immensità dell'universo, chiunque sia cosciente di morire solo.
Ricordiamo la scena in cui la donna astronauta rimane fluttuante in posizione fetale, circondata da tubi e fili come a ricordare la nascita di una piccola vita ancora dentro l'utero della madre; quando la stessa astronauta fuoriesce dall'acqua e a fatica si alza in piedi, come se fosse la prima volta, e guarda attorno a sè la natura incontaminata: sono riferimenti legati alla nostra condizione mortale che inizia quando mettiamo piede nel mondo sia come bambini, sia come uomo pensante a cui l'evoluzione ci ha portati. Un viaggio a ritroso che ci fa ricordare il nostro passato e la nostra natura, quando l'uomo non aveva potere di conoscere e sapere.
Oltre ad essere un film giustamente premiato per i suoi meravigliosi effetti speciali e per tutto il lavoro tecnico che ci sta dietro, direi che merita molto anche per il significato e le sensazioni che ad ognuno di noi trasmette. Certo non è perfetto a causa di alcune azioni irrealistiche, ma andando oltre credo si possa percepire un significato nascosto che non ha nulla a che fare con la razionale concretezza della realta, anzi, ci mostra come l'uomo si sia immerso nella tecnologia ma come inevitabilmente se ne ritrovi vittima, come sia ancora un animale pensante e mortale e come riesca a mantenere viva la speranza proprio grazie ai suoi istinti primitivi. 

- Valheesy -

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