17 febbraio 2014

Il Maestro e Margherita - Recensione -

Il Maestro e Margherita di M. Bulgakov è un romanzo senza etichette: filosofia, amore, fantasia, religione e critica sociale sono il mix di argomenti che lo rendono così unico.
Si divide in due parti: la prima narra le vicende di Satana e la sua combriccola di strani personaggi. La confusionaria compagnia metterà a soqquadro le fragili menti dei moscoviti rovinando così l'ordine pubblico della russia comunista e la reputazione dei personaggi più importanti della città.
La seconda parte riguarda la storia di Margherita e del suo grande amore, il maestro. Anche lei avrà l'onore di incontrare il diavolo in persona, anzi sarà proprio lui a dare una seconda possibilità all'amore proibito nato tra i due.
Il diavolo di Bulgakov non è una grossa bestia rossa, maligna e con due paia di corna, al contrario Woland ha sembianze umane, uno spirito calmo e saggio che riesce a vincere ogni discorso usando la più fine dialettica. Egli spoglia l'anima di chi lo incontra e sa punire i furfanti della città usando i suoi "trucchi" di magia; inoltre non è un antagonista di Dio, anzi, potremmo definirlo un suo complice.
Il maestro è una persona introversa e solitaria vittima del regime stalinista. Colpito dall'amore per una donna sposata, il mistero che lo circonda resterà vivo per sempre, non conosceremo mai il suo nome e nemmeno il suo passato perché la vita del maestro ebbe inizio con l'amore per Margherita. 
Margherita è una donna forte, bella e intelligente, non ha mai conosciuto la felicità finché i suoi occhi non si sono posati su di lui.
Il popolo moscovita e i vari personaggi citati sono tutti bravi
cittadini che lottano contro Woland, cercano di smascherare i suoi trucchi, i suoi servitori e le sue parole anche a costo di essere trascinati in clinica per pazzia. Ma l'unico vincitore, l'unico che ha compreso la grande verità che, solo il diavolo sa perché l'ha assistita in prima persona, è il maestro. Sarà l'intelligenza ad essere premiata, la furbizia, l'intuizione che solo lui è riuscito ad avere anche se mai avrebbe potuto vederla con i suoi occhi. Ma questa sua grande genialità sarà anche la sua stessa rovina che lo trascinerà ai piedi del manicomio, colui che porta la verità alla luce verrà maledetto con una morte simbolica: rinchiuso in clinica il suo talento di scrittore verrà fermato. Ecco che il maestro diventa in qualche modo un alterego di Gesù, o Jeshua Hanozri come nel libro del Maestro, un ribelle agli occhi di tutti ma non agli occhi dei suoi discepoli. Il romanzo scritto da lui stesso su Ponzio Pilato e il processo al filosofo Jeshua Hanozri si intreccia con la storia del Maestro e Margherita, e proprio come il Messia anche lui troverà i suoi accoliti.
La responsabilità verso la verità, la potenza del pensiero e dello spirito in un epoca di prigionia e il rapporto tra bene e male sono degli aspetti fondamentali trattati nel romanzo dello scrittore russo. Fin da subito ci accorgiamo che questo libro è stato influenzato dal Faust di Goethe sia per gli argomenti che vengono alla luce, sia per l'epigrafe tratta da una famosa frase dell'opera.
Una profonda allegoria religiosa che si trasforma in satira politica accompagna le vicende di Woland, Azazello, Korov'ev e Behemot; ma soprattutto balza agli occhi la pungente denuncia nei confronti dell'élite letteraria del MASSOLIT composta da mediocri poeti e finti intellettuali. L'unico membro del MASSOLIT che riuscirà a sfuggire da questa pomposa illusione è Ivan Bezdomnyj, un poeta autore di cattivi versi che smetterà di fare ciò che non sa fare e si legherà spiritualmente al Maestro. Oltre alle vicende del discepolo Ivan, lo scrittore ci impartirà un'altra lezione propedeutica mostrandoci come la mano umana abbia modificato le origini del cristianesimo.

Un libro indubbiamente difficile e complesso ma immancabile nelle librerie degli amanti della letteratura russa.

- Valheesy -

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