20 settembre 2013

American Psycho - Recensione

Patrick Bateman vive a Manhattan in un lussuoso appartamento arredato nei minimi dettagli con mobili e apparecchiature costosissime, lavora a Wall Street ed è laureato ad Harvard. Passa le sue nottate con i colleghi Timothy Price, David Van Patten, Craig McDermott e la fidanzata Evelyn Richards nei locali più alla moda tra cocaina e alcool. Sono tutti ricchissimi e superficiali, discutono di eleganti vestiti, ristoranti di lusso e di giovani donne 'corpoduro'. Patrick oltre ad essere bello, giovane e ricco ha molte piccole ossessioni come il suo aspetto fisico,il ristorante Dorsia, scoprire i misteri del portafoglio Fisher e restituire le videocassette pornografiche che noleggia ogni qual volta non riesca a vedere il suo programma preferito Patty Winters Show. Ma Patrick ha un oscuro segreto che solo lui conosce....
"American Psycho" di Bret Easton Ellis è un libro ambientato nell'America degli anni '80 che ne critica la superficialità esaltandola fino all'esasperazione.
Di giorno il nostro protagonista ci racconta nei minimi dettagli la sua routine elencando tutti i prodotti che usa per mantenere la sua pelle giovane e morbida, ci descrive gli allenamenti che compie per mantenere il suo corpo in forma smagliante e infine ci descrive i tessuti e le marche dei vestiti che indossa. Un elenco infinito di brand e dettagli di ogni genere che sottolineano la superficialità del suo mondo spietato. Tra Patrick e i suoi colleghi non c'è una vera amicizia, anzi fra di loro la maggior parte delle volte nemmeno si ascoltano perchè troppo impegnati a trovare qualche diffetto nelle cameriere 'corpoduro' o a bere un buon J&B on the rocks mentre criticano i loro simili. Anche con la fidanzata Evelyn il rapporto non è dei migliori, basato su del freddo sesso occasionale.
Quando cala la notte, Patrick toglie la maschera svelando tutte le sue perverse ossessioni e si trasforma in uno spietato serial killer di prostitute, donne e qualche antipatico yuppie. Un vortice di sesso, droga e sangue che lo inghiotte ogni giorno di più. La descrizione maniacale che ci propone B.E.Ellis è magnifica, riesce a farci percepire l'euforia del protagonista mentre stupra, tortura e uccide le sue vittime, riesce quasi a giustificare ogni suo gesto perverso. Un uomo che prova indifferenza durante ogni atto violento che compie è un uomo alienato dalla violenza fine a se stessa e dalla superficialità del mondo in cui vive, il suo sembra quasi un atto di sopravvivenza per non affogare in un mare gelido di persone senz'anima, solo il nostro protagonista sembra umano e solo lui sembra impazzire in una società consacrata nel consumismo mentre gli altri cedono all'omologazione. Ecco che ad un certo punto diventa quasi un eroe, l'unico che cerca di salvarsi, l'unico diverso tra gli unici.
Lo scrittore usa uno stile narrativo descrittivo in prima persona che ha come scopo immergere il lettore nella mente del protagonista fino nei suoi pensieri più oscuri alternando la lucidità del giorno con le sue meditazioni di autoanalisi, agli scatti di pazzia improvvisi della notte.
Ci troviamo difronte a un testo crudo nelle scene di sesso e violenza e a tratti autobiografico, come afferma Bret Easton Ellis in un'intervista, è consigliato agli amanti del genere che potranno aprezzare ogni riga senza trovare difficoltà nel leggere i dettagli degli omicidi e delle torture sanguinose.

-Valheesy-

18 settembre 2013

Watchmen - Recensione

Dopo molti tentativi di vari registi, finalmente, nel 2009, Zack Snyder (300 e L'alba dei Morti Viventi) riesce a portare al cinema Watchmen, adattamento del romanzo grafico di Alan Moore. Ciò che ne risulta è un film epico, atipico e paradossale. Le atmosfere sono piuttosto cupe e si assiste a un crescendo di rabbia e violenza, rimanendo così molto fedele all'opera originale. 
La storia narra le vicende di un gruppo di supereroi, gli Watchmen, impegnato a smascherare un complotto volto a uccidere e screditare tutti i membri della squadra, sia del passato che del presente. Insieme dovranno, inoltre, sventare un piano oscuro che sta mettendo in pericolo l'intera umanità.
Nonostante una forte impronta fantascientifica e l'ambientazione in un 1985 alternativo, il tutto appare piuttosto reale, grazie anche a ottimi effetti visivi che aiutano a rendere plausibile il mondo creato da Moore. 
La pellicola si mostra piuttosto brillante, anche se a volte si perde nello stile narrativo tipico dei comics, e in qualche momento risulta essere anche molto divertente. Il tutto è accompagnato da una meravigliosa colonna sonora, con brani di Jimi Hendrix, Bob Dylan e Simon & Garfunkel a scandire i momenti salienti.
Un film riflessivo e introspettivo, che sorprende lo spettatore. Chi guarda non deve aspettarsi un classico blockbuster sui supereroi. Quelli che vengono mostrati non sono indistruttibili, vincenti e perfetti come si è abituati a vedere; essi sono molto più umani e fallibili, forti ma non invulnerabili, con difetti, vizi e peccati.
Una piccola lacuna sta nel finale, dove lo spettatore può accusare un po' di disorientamento. 
Film indubbiamente da non perdere, soprattutto per chi ama i lungometraggi sui supereroi, ma un po' stanco di vedere integerrimi e infallibili paladini della giustizia.

-D.R.Cobb-

16 settembre 2013

Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello - Recensione


Un anello, quattro Hobbit, due Umani, uno Stregone, un Elfo e un Nano sono i protagonisti dell'opera più travolgente del XX secolo. Nella Contea abitano gli Hobbit, creature cortesi e semplici che non hanno proprio voglia di intraprendere folli avventure per abbandonare la loro amatissima casa. Ma al povero Frodo Baggins toccò l'imprevedibile sorte dello zio, Bilbo, che gli donò un magico e pericoloso anello. Frodo così imparerà a conoscere la Terra di Mezzo e i loro abitanti in un'avventura pericolosa che lo porterà a contatto con forze maligne e potenti ma a cui dovrà resistere per sconfiggere Sauron, il signore del Male. 
"Il Signore degli Anelli-La Compagnia dell'Anello" è il primo volume di una delle opere più famose dell'autore Fantasy J.R.R. Tolkien. Potremmo paragonarlo a una moderna Odissea, un viaggio difficile che mette alla prova ogni personaggio mostrando tutte le loro debolezze e virtù. É un libro che ha molto da insegnare, un must che si legge indipendentemente dall'età perchè ad ogni fase della nostra vita può mostrare ciò che prima era ancora nascosto tra le sue pagine.
Da una parte il Bene e dall'altra il Male, un'eterna lotta che ci viene narrata sotto tutti i punti di vista fin da quando nasciamo, ma nessuno mai ce la racconta come il nostro Tolkien; una fiaba senza tempo ispirata a una cultura celtica ricca di magia, fantasia e semplicità ma che non ricade mai nel banale.
La difficoltà in questo genere di romanzi è la descrizione di creature e ambientazioni inesistenti che, se non si fa attenzione, possono cadere nell'inverosimile e togliere spessore realistico all'intero libro. Nella Compagnia dell'Anello questa spiacevole eventualità non si presenta affatto, anzi, l'autore ha creato un vero e proprio mondo e lo ha reso reale grazie alle svariate appendici dell'alfabeto, della ricostruzione cronologica delle ere della Terra di Mezzo, della mappa geografica della zona, della descrizione minuziosa di ogni paesaggio e di ogni personaggio, all'invezione di un vero e proprio calendario e grazie anche alle svariate poesie e canti che inserisce nel testo come per comunicarci un senso di realtà, come se, per un attimo, sentissimo il melodioso canto degli Elfi provenire dalla nostra finestra. 
Una peculiarità di questo romanzo sta nei temi affrontati da Tolkien ispirati alla morale cristiana e alle culture filandesi e celtiche, infatti i suoi personaggi sono da una parte onesti e leali e dall'altra corrotti dal Male. Esso è onnipresente ma identificabile, il che lo rende più semplice da affrontare unendo le forze della Compagnia. L'amicizia, la lealtà, l'amore, l'onestà, la morte e la speranza sono sempre presenti tra le righe di questo testo come in quelle di una fiaba e, come in una fiaba appunto, troviamo anche una morale che ci possa insegnare qualcosa di più sui valori della vita. 
É una lettura impegnativa e per molti, purtroppo, noiosa ma sicuramente è imperdibile. Una fiaba che il nostro Tolkien ha creato per colmare le lacune della tradizione inglese, una favola per grandi e bambini, una lettura che ci fa ritornare ad essere spensierati avventurieri di viaggi fantasiosi e senza tempo. 
Consigliato a tutti e , per chi non lo avesse ancora letto, obbligatorio!!

-Valheesy-

Guida Galattica per gli Autostoppisti - Recensione


Arthur Dent è un uomo come tanti che, all'improvviso, si ritrova a vivere un'avventura al limite dell'immaginabile. Questo grazie al suo amico Ford Prefect che si scopre non essere, al contrario, un terrestre come tanti, anzi un vero e proprio extraterrestre. Egli, grazie alla sua Guida Galattica lo accompagnerà in un viaggio attraverso l'Universo dove vivrà le più stravaganti imprese in compagnia dell'imprevedibile Zaphod Beeblebrox, il depresso automa Marvin e della bella Trillian.
"Guida Galattica per gli Autostoppisti" di Douglas Adams è un libro ironico, leggero, ma che nasconde ben più di ciò che può trasparire da una prima lettura. Lo scrittore, infatti, farcisce le sue pagine con una leggera satira, volta a far notare al lettore la ristrettezza di orizzonti, il consumismo sfrenato e molte altre follie tipiche della nostra società.
Oltre alle critiche volte al nostro sistema di vita, Adams cerca di far riflettere chi legge su argomenti semi-filosofici, come il significato ultimo dell'esistenza, sempre però con uno stile narrativo molto divertente e semplice. Difficilmente si troveranno all'interno del volume le "soluzioni" alle domande poste, l'autore lascia al lettore la libertà di rispondere in maniera autonoma. Crea, infatti, un percorso che, anche se non
sembra, ci accompagna ad una riflessione.
Ammirevole è anche la dose di inventiva che mette lo scrittore britannico nell'ideare piccole invenzioni che ampliano la realtà a cui siamo abituati, rendendola più futuristica, ma senza stravolgerla.
La lettura è consigliata a tutti quelli che vogliono immergersi in divertenti avventure ambientate in un universo futuristico, diverso però dagli stereotipi tipici dei grandi classici della fantascienza. E mi raccomando..."Don't Panic".

-Valheesy-

15 settembre 2013

The Prestige - Recensione

"The Prestige" racconta la storia di due illusionisti, Robert Angier (Hugh Jackman) e Alfred Borden (Christian Bale), prima amici e poi acerrimi rivali, causa un'incidente avvenuto sul palcoscenico. L'ossessione di apparire l'uno migliore dell'altro li porterà a sfidarsi in un pericoloso duello psicologico senza esclusione di trucchi. 
Con questa pellicola, Christopher Nolan ci propone un thriller gotico, ambientato nell'epoca vittoriana, che racchiude più tematiche già affrontate in precedenti film: l'ossessione che porta alla perdita di contatto con la realtà, il sacrificio di tutto a favore della propria missione e il senso di colpa che porta alla rovina. 
Il cineasta sfrutta l'illusionismo come cardine narrativo, e ambizione e rivalità come cardine emotivo, per il resto, il regista britannico continua a ricordare allo spettatore che ciò a cui si sta assistendo è un gioco di prestigio, dove la realtà si confonde con l'illusione. Il film, infatti, è strutturato come ad essere un numero di magia secondo le fasi che John Cutter (Michael Caine) ci illustra all'inizio: premessa, svolta e prestigio. 
Grazie a questo lungometraggio, Nolan conferma la sua abilità di regista e di costruttore di meccanismi narrativi sofisticati. "The Prestige" è un film sorprendente e suggestivo, ben recitato e con un'ottima fotografia; un must che non deve mancare nella collezione di ogni cinefilo.

-D.R.Cobb-

14 settembre 2013

Following - Recensione

Buon primo lavoro per Christopher Nolan
Presentato al Festival Cinematografico di San Francisco nel 1998, il film narra la storia di Bill, uno scrittore che, per cercare l'ispirazione, pedina le persone facendo diventare le loro vite materiale per i suoi libri. Tutto fila liscio finchè si imbatte in Cobb, ladro di professione, che gli insegna il mestiere. La trama si complica quando il protagonita si invaghisce di una delle vittime dei furti e inizia a frquentarla. 
Nolan fa già vedere tutto il suo talento in questa pellicola girata in un bianco e nero carico d'efetto. ll film presenta già appieno il suo stile schizzato, ricco di flashback ed improvvisi cambi di prospettiva. La capacità di rendere un lungometraggio interessante mediante storie intricate, capovolgimenti di punti di vista e attraenti complessità narrative sembra già richiamare l'interesse del regista che, pure al suo esordio, non cerca una trama lineare e diretta, infatti le scene non sembrano seguire un'ordine cronologico; tutto avviene quasi senza motivo fino ad arrivare ad un finale che taglia di netto una storia mistriosa e affascinante.
Come in film successivi, il regista ci mostra un protagonista perdente, che smarrirà la sua strada nel corso della storia sino a perdere la propria identità.
Nolan incanta lo spettatore che, inerme, si lascia trascinare nel dedalo da lui creato per uscirne con un sottile messaggio metaforico che, nel classico stile del regista, egli lascia alla libera interpretazione.
Due raffinatezze per i fan del cineasta inglese: uno dei personaggi della pellicola è Cobb, protagnista di un'altro film del regista, Inception. Da notare come entrambe le figure rappresentino due ladri. Tale richiamo del personaggo, nella pellicola con DiCaprio, è forse da considerarsi come un omaggio da parte di Nolan a uno dei suoi primi soggetti. La seconda e ultima squisitezza riguarda una scena dove si intravede il logo di Batman, tema della trilogia che il regista britannico girerà anni dopo.

-D.R.Cobb-

13 settembre 2013

Amazing Grace - Recensione



Con "Amazing Grace" Michael Apted cerca di rendere omaggio a uno dei personaggi storici che rinnovò il pensiero della società inglese tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, ma il cui nome è sconosciuto ai più, William Wilberforce. Costui, interpretato da Ioan Gruffudd, fu un giovane politico britannico dotato di una profonda religiosità e un forte carisma sociale che lottò per l'abolizione della schiavitù e per l'emancipazione degli schiavi. Questa fu una lunghissima battaglia, contro tutto e tutti, che lo fece ammalare gravemente.
Nella produzione di questo lungometraggio sono coinvolti due personaggi dal nome piuttosto noto, Edward R.Pressman e Terrence Malick. In regia troviamo invece il già citato Michael Apted, regista e documentarista inglese che non tradisce mail il suo credo per un cinema tradizionalmente narrativo.
Analizzando il film in sè, per quanto siano lodevoli le intenzioni di portare alla ribalta un personaggio finito nel dimenticatoio, non si può fare a meno di notare che la pellicola risulta troppo didattica e lenta nel racconto che, come scrive Dario Carta, "si dipana con una dialettica visiva retta da stilemi e moduli narrativi preformulati,enfatizzando una modalità descrittiva a tratti gonfia e rotonda".
"Amazing Grace" si può considerare, in conclusione, un film in costume ben realizzato, ma senza sorprese e per niente indimenticabile.

-D.R.Cobb-