17 luglio 2014

50 e 50 - Recensione

"50 e 50" è un film coraggioso poiché affronta il tema della malattia riuscendo nella difficile impresa di divertire, lasciando un velato senso di tristezza, senza per altro apparire dissacrante.
Il film si basa sulla vera storia dello sceneggiatore, Will Reiser, e del suo amico, Seth Rogen, che gli fu vicino quando si ammalò di una rara forma di cancro. Il protagonista della vicenda è Adam, ventisettenne con una vita tranquilla la quale viene letteralmente sconvolta dalla notizia di un tumore maligno. Da quel momento inizia uno stato di abulia alla quale il giovane riuscirà a reagire grazie al supporto del simpatico amico Kyle e della terapista Katie.
La pellicola, diretta da Jonathan Levine, esplora temi come amicizie, relazioni e incomunicabilità. Già proprio incomunicabilità perché è chiaro, all'inizio del film, che Adam sia circondato da persone ottuse che non capiscono e non riescono ad affrontare la sua condizione. Con il prosieguo ci rendiamo però conto che, forse, chi ha un approccio sbagliato alla situazione non è che gli sta accanto, ma proprio lui, così preciso e ordinato non rendendosi conto che la malattia è disordine.
Ottima l'interpretazione di Joseph Gordon-Levitt, uno dei più talentuosi attori del cinema contemporaneo che, oltre in film indipendenti come questo, dimostra di trovarsi a suo agio anche nelle grandi produzioni. Da applausi il resto del cast, da Angelica Houston a Anna Kendrick fino a Philip Baker Hall. Merita una nota a parte Seth Rogen, che interpreta il personaggio più interessante del film, Kyle l'amico di Adam. Forse la sua migliore interpretazione in carriera, la sua verve comica non stona nemmeno davanti al dramma, aiutata forse dal fatto che lui questa storia l'ha vissuta realmente.
Un'opera che merita di essere vista, con una buona regia, capace di dosare il tutto, creando così una storia che colpisce al cuore affrontando senza scrupoli la malattia, senza speculazioni drammatiche fino all'onesto finale.
-D.R.Cobb-

15 luglio 2014

La Mafia Uccide Solo d'Estate - Recensione

Nel suo primo lavoro da regista Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ci regala una pellicola in salsa agrodolce, una commedia che diverte e commuove.
Il filo conduttore del film è l'infatuazione di Arturo per la sua allora compagna di banco Flora; una storia d'amore che altro non è che il pretesto per raccontare gli episodi di cronaca accaduti in Sicilia tra gli anni '70 e '90. Il protagonista, infatti, nasce e cresce a Palermo e attraverso il suo sguardo innocente, tipico di ogni bambino, scopriamo cosa significhi davvero convivere con la mafia in una città dove regna l'omertà: alla domanda sul perché la gente viene ammazzata gli adulti rispondono «che è tutta questione di femmine»
Nel raccontare questa storia, Pif prende spunto dalla sua vita personale, ma più in generale dalle esperienze dei molti palermitani costretti a confrontarsi con il mondo mafioso. Questo lungometraggio riesce a mettere in luce la potenza della mafia, che penetra di nascosto nella vita di tutti i giorni, obbligando ogni personaggio a trovare un equilibrio per cercare di far convivere aspetti della vita assai diversi: esperienze quotidiane, come innamorarsi e andare a scuola, con le crude uccisioni. Nel prosieguo del film si nota anche la mutazione della città di Palermo, passando dall'assordante silenzio che quasi giustifica la mafia sino alla ribellione dei cittadini che partecipano con trasporto ai funerali del Generale Dalla Chiesa.
Passando alle note artistiche, Pif si è portato dietro la voce fuori campo che usa nel Testimone, espediente che non convince del tutto in quanto rende delle scene, di per sé piene di forza espressiva, molto didascaliche senza esserci, per altro, delle esigenze giornalistiche a giustificarlo. Altro aspetto che stona sono certi elementi lasciati sullo sfondo, in primis il fratello del protagonista che appare solo nella scena dell'ospedale per poi finire nell'oblio. Al regista il talento comunque non manca, forse non ha ancora trovato un linguaggio che traduca efficacemente il suo sguardo, ma questo come la tecnica si può acquisire col tempo.
Ricapitolando, "La mafia uccide solo d'estate" è un film che fa sicuramente riflettere, che parla della nostra storia e di quella di uomini e donne che hanno combattuto fino alla morte. Tutto questo però non è trattato in maniera pesante, l'intento e sì quello di far pensare, ma con un sorriso e divertendo. Chi l'ha detto che non si possono affrontare temi spinosi e importanti con una nota di umorismo? Non manca poi l'aspetto più serio, difficile per esempio non commuoversi per il finale del film, che ovviamente non racconto, ma che merita di essere visto, per cui consiglio, a chi non l'avesse già fatto, di recuperare questa piccola chicca del cinema italiano.
Chiudo questa mia recensione con le parole dello stesso regista, Pif, che mi sembra racchiudano efficacemente certi significati che il film trasmette: «La "sveglia" a me come a quelli della mia generazione ce l’hanno data le stragi del ’92, le morti di Falcone e Borsellino. Inconsciamente tutte le persone uccise dalla mafia ti spingono a fare delle scelte. Ed è grazie a loro che le conseguenze di queste scelte oggi non sono più violente. Ad esempio: io ho girato il mio film a Palermo senza pagare il pizzo a nessuno. Se l’ho fatto è grazie a chi è venuto prima di me»
-D.R.Cobb-

8 luglio 2014

Diario di un Seduttore - Recensione -

Johannes e Cordelia sono i protagonisti di questo estratto filosofico intitolato "Diario di un Seduttore" tratto dal famoso AutAut di Kierkegaard. La trama è abbastanza banale se non fosse per la spiccata intelligenza del protagonista che ci induce a continuare la lettura. Anche se la protagonista femminile è sporadicamente presente e poco sviluppata, la controparte maschile riesce comunque a offendere il suo essere donna prendendo in considerazione la femminilità solo nel senso puramente fisico. Non trattandosi però di un romanzo ma appunto di un trattato filosofico possiamo sorvolare sulla trama e la storia per concentrarci sul pensiero e le convinzioni del suo ideatore.
Secondo Kierkegaard il modo d'essere proprio dell'uomo è l'esistenza che a sua volta è sinonimo di possibilità e scelta: l'essere umano esiste perchè costantemente sceglie. L'esistenza viene percepita come una successione di alternative che fanno parte della sua natura per questo motivo l'uomo in quanto esiste sceglie. L'autore ci spiega la sua filosofia esistenzialista mostrandoci le tre scelte di vita che l'uomo può compiere: vivere da esteta nella continua ricerca del piacere, vivere una vita etica dedicandosi alla morale convenzionale e vivere una vita puramente religiosa che rappresenta l'unica scelta possibile per chi vuole realizzarsi pienamente.
Il libro in questione tratta il primo stadio, ovvero quello estetico. L'esteta è un seduttore che vuole costantemente vivere nell'attimo, nel momento ricercando una fonte di piacere che però svanisce ogni qual volta il desiderio viene esaudito. L'immagine dell'esteta ci viene descritta come se egli fosse un cacciatore paziente che osserva la propria preda per non sciuparla e per riuscire a godere di lei al massimo attendendo il momento opportuno per attaccare. La sua elegante figura riesce a manipolare ogni situazione a suo favore grazie al fascino che emana lasciando le sue povere vittime in uno stadio confusionale. Il suo non è un godimento puramente carnale ma soprattutto spirituale ed intellettuale. L'esteta è diverso dal volgare seduttore perchè quest'ultimo cerca solamente di soddisfare i propri istinti animali, mentre l'esteta è molto più subdolo in quanto vuole nutrirsi soprattutto "dell'anima" delle sue vittime per poi cancellarle dalla sua esistenza.
Secondo Kierkegaard questo tipo di vita prima o poi diventerà insufficiente, monotona e senza senso manifestando così i primi sintomi della disperazione che ha sempre abitato nell'esteta. La costante insoddisfazione che ha portato a questa scelta di vita mostrerà ciò che essa è realmente: un illusione.
Questo è ciò su cui ci vuole far riflettere il filosofo: egli ci descrive minuziosamente, per mezzo di un diario, le fasi di corteggiamento dell'esteta Johannes a scapito della povera Cordelia per farci provare un senso di disgusto nei confronti di questo particolare stile di vita. Nelle opere estetiche di Kierkegaard egli sottolinea sempre come i fascinosi esteti debbano in realtà essere un esempio da  evitare totalmente, ma la sua scrittura persuasiva ci porta a provare sentimenti quasi contrari alle sue aspettative e, anzi, qualche volta sembrerebbe che egli per primo abbia provato i piaceri di cui parla. Potremmo ipotizzare che in quanto filosofo e "studioso della vita" egli avrebbe potuto sperimentare tale tipologia di esistenza alla pari di uno scienziato che sperimenta le proprie teorie, oppure semplicemente potrebbe essere caduto in tentazione per poi pentirsi di tale scelta e rivolgersi verso una variante più casta, alcuni vociferano sulle somiglianze tra il testo e la sua vita privata con Regina Olsen ma non ci sono prove tangibili per poter affermare con sicurezza tali supposizioni.
Il filosofo danese era un uomo afflitto da una grande malinconia, introverso e strambo ma molto intelligente e brillante, come spesso capita in questi casi, ed è anche questo uno dei motivi per cui non possiamo parlare di autobiografia ma avvicinarci a questo testo attreverso le volontà del suo stesso autore.

- Valheesy -

30 maggio 2014

Premio Campiello 2014

Oggi Venerdì 30 Maggio 2014 a Padova sono stati scelti i cinque finalisti del Premio letterario Campiello promosso da Confindustria Veneto:

1. Michele Mari con "Roderick Duddle" (Einaudi) primo della lista con 8 voti.









2. Mauro Corona con "La Voce Degli Uomini Freddi" (Mondadori) con 6 voti.









3. Giorgio Fontana con "Morte Di Un Uomo Felice" (Sellerio) con 6 voti.









4. Fausta Garavini con "Le Vite Di Monsu' Desiderio" (Bompiani) passata con la seconda votazione.








5. Giorgio Falco con "La Gemella H" (Einaudi) passato alla seconda votazione.









La Giuria di quest'anno è presieduta da Monica Guerritore e composta da Riccardo Calimani, Philipper Daverio, Paola Italia, Nicoletta Maraschio, Luigi Matt, Salvatore Silvano Nigro, Ermanno Paccagnini, Silvio Ramat, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Il Premio Campiello Opera Prima è andato a Stefano Valenti con "La Fabbrica del Panico" (Feltrinelli). 

27 maggio 2014

Fuori Scena - Recensione -

Gina Lagorio è uno degli esempi più raffinati di letteratura di genere in Italia, la sua costante ricerca della conoscenza ci ha potuto offrire una moltitudine di opere tra poesia, narrativa, teatro e critica.
I suoi romanzi affrontano la quotidiana drammaticità della vita con temi quali il rapporto madre - figlia, l'amore per la terra natia delle Langhe e un naturale bisogno di autoanalisi su temi esistenziali come la morte, l'amore e la continua ricerca della verità. 
"Fuori Scena" è un romanzo del 1979 dove la nostra scrittrice fa ampio sfoggio delle sue abilità e della sua scelta stilistica.
La protagonista Elena è un'attrice di successo fidanzata con Marco, un amante egoista e infedele, con cui condivide una casa assieme anche alla figlia Nora, nata dopo un matrimonio fallito.
Elena ha vissuto la sua infanzia a Cherasco, dove ritornerà per sfuggire alla frenetica ma noiosa vita di Roma, e dove incontrerà il suo caro amico Dino.
L'amore sarà una costante drammatica di questo meraviglioso libro con la quale l'autrice, attraverso la protagonista femminile Elena, ci condurrà per mano in un vortice di riflessioni atti a far riflettere a sua volta il lettore stesso sulla vita e le sue emozioni.
Elena a Roma vive come se continuasse un'infinita recita, tutto intorno a lei le sembra falso e informe, anche la sua salute sembra voler contribuire ad alimentare questo caos. L'attrice così decide di tornare a Cherasco, il suo paese natale. Una nuova Elena fiorisce tra i ricordi della sua infanzia condivisi con Dino, il suo più caro amico alter ego dell'amante Marco. L'aria del paese sembra aver installato un barlume di giovane speranza nel cuore della bella Elena: migliora il rapporto con sua figlia Nora e pian piano si convince della falsità del sentimento condiviso con Marco.
Elena percepisce che quel viaggio ha cambiato qualcosa in lei, il paese della sua giovinezza è l'emblema della sua felicità. Nella terra natale, nella solidità delle sue radici la protagonista ha potuto trovare l'ispirazione per cominciare il viaggio verso la sua felicità più intima. Per Dino invece il paese resta simbolo di conservazione e difesa contro il progresso e nido di ricordi vecchi, stanchi quanto se stesso. Elena sfrutterà l'essenza del paese per ringiovanire e accedere al segreto dell'esistenza, della verità e del divino, mentre Dino resterà chiuso in una filosofia deleteria di morte.
Il titolo "Fuori Scena" si tramuta facilmente in una metafora che porta la protagonista ancora fragile fuori dal mondo fasullo del teatro e della mondanità trasportandola alle sue origini come donna forte e cosciente di sè.
Gina Lagorio è brillante nella sua scrittura chiara e concisa con cui riesce a descrivere argomenti così astratti come i sentimenti. Il vero protagonista del romanzo, infatti, è proprio il sentimento concepito come quel soggetto che che ci fa sentire, percepire il nostro essere vivi.
L'amore per le proprie origini come memoria costante di sè, il rapporto madre - figlia prima amaro poi dolce e il sentimento sofferto e dolorante di due amanti sono la malinconica cornice di "Fuori Scena" che rendono questo testo un romanzo pieno e completo.

- Valheesy -

6 maggio 2014

To Rome With Love - Recensione

A dare giudizi sintetici si sbaglia sempre, è giusto motivare ogni critica, bella o buona che sia, eppure questo film si presta ad una valutazione sommaria: brutto. 
È strano dirlo, visto che si parla di Woody Allen, certamente normale, altrimenti l'assioma "anche i migliori sbagliano" verrebbe clamorosamente smentito. 
Ad ogni modo, dato che ci piace essere esaustivi, passiamo all'analisi dettagliata.
To Rome With Love crea una stupenda cartolina della Città Eterna, grazie alla calda fotografia di Darius Khondji. Purtroppo le note positive si chiudono qua, sempre se non contiamo due o tre battute riuscite di Allen che, in una commedia, risultano poche; indubbiamente più un difetto che un pregio.
Ciò che sorprende di più in questo film, negativamente, è la trama in sé, un intreccio di storie banali e non divertenti, oltre alla scarsa caratterizzazione dei personaggi, cosa nel quale il cineasta statunitense è in realtà maestro. I soggetti risultano ridicoli e stereotipati: abbiamo la classica madre italiana, in stile anni 50, che difende il figlio maschio a spada tratta; una coppia di ingenui sposini provincialotti del tutto anacronistici (per quanto possa essere un omaggio alla nostra commedia anni 60), in aggiunta cornuti e contenti; un accenno di alta borghesia snob accompagnata da studenti intellettualoidi; per concludere, un'accozzaglia di ladruncoli, popolani e immancabili accenti pseudo meridionali.
Anche le musiche non convincono, così come i luoghi, altamente turistici, e il cast che, salvando Benigni e qualche buona interpretazione degli statunitensi, pesca dai Cesaroni così come da fiction e film di scarso valore. 
Per fortuna troviamo anche qualcosa del solito Allen, dalla pioggia che crea intimità alle nevrosi, la scoperta del sesso e i tradimenti; arriva addirittura ad auto citarsi con la malinconia di Melpomene. Il film resta però debole, una rappresentazione, tutta a stelle e strisce, di ciò che è Roma e il nostro Paese con una visione puramente da regista-turista. Certo l'intenzione è abbastanza chiara dato l'avvio del film, "Nel blu dipinto di blu" e il vigile che accoglie lo spettatore e pronto a fargli da guida tra le storie che egli osserva. Debole è anche la giustificazione di Woody Allen secondo cui To Rome With Love doveva essere solo un'opera di puro intrattenimento, senza intenti critici, dove si è fatto trasportare dall'energia dei luoghi. 
Alla fine del film, che arriva come una sorta di liberazione, giunge comunque la speranza che il regista statunitense ci riprovi; un personaggio ci svela che ci sono ancora molte altre storie da raccontare su Roma e che forse, in futuro, lo farà. In tal caso, ci auguriamo che Allen ritrovi la vera ispirazione e rimetta i panni di cineasta di talento, regalandoci così un'opera degna di lui e della nostra Capitale. 

-D.R.Cobb-

2 maggio 2014

Il Potere e La Gloria - Recensione -

Il torrido Messico degli anni '40, la libertà di esprimere il nostro essere e le scelte che la vita ci costringe a fare sono i temi principali di questo dramma.
L'afa soffocante e un sole spietatamente caldo fanno da sfondo a Il Potere e La Gloria di Graham Greene dove impareremo ad amare un prete che si confronterà con il suo essere uomo e con una guerra che, prima di essere sociale e politica, è privata e spirituale. Il percorso di una persona altamente religiosa caduta nella tentazione dei vizi che ci accolgono ogni giorno: la lussuria e l'alcool sono i peccati che tormenteranno il Padre dell'acquavite. la particolarità di questo personaggio sta proprio nella sua umanità, come Gesù si è fatto uomo anche il prete cade nelle debolezze tipiche della nostra natura, debolezze che però lo rendono più vero di molti altri clericali. Non tutti amano il passato deprorevole di quest'uomo, tutti gli puntano il dito contro, ma quando anche l'ultimo prete avrà lasciato la sua fede sarà lui l'unico a poter confessare l'anima del prossimo corpo morente. Viene accolto nei villaggi mentre scappa da una realtà che non lo vuole, ma incontrerà Giuda colui che tradirà la sua fiducia. Il meticcio dai canini sporgenti è un personaggio importante che farà riflettere ancora di più il protagonista sul suo cammino terreno e spirituale, anche la figlia sicura di sè e disinibita farà tribolare le sue notti insonni. 
Il mondo di Greene è un mondo senza Dio dove ogni buon uomo è abbandonato a se stesso senza perdoni o redenzioni ma in balia dei peccati e del senso di colpa. Leggere questo libro significa guardare e capire il percorso religioso di un umile cristiano, aprire gli occhi difronte alla spietata realtà della dittatura come sinonimo di assenza di libertà e vedere realmente la fine di ogni cosa perchè nessuno capisce meglio la morte di chi la guarda in faccia ogni giorno.

- Valheesy -

14 aprile 2014

Festa di San Giorgio - Libri e Rose

Dal 23 al 27 Aprile 2014 a Fossano ci sarà la terza edizione della Festa di San Giorgio - Libri e RoseQuesta celebrazione catalana ha origine dalla eroica impresa che vede San Giorgio come protagonista: egli infatti riesce ad uccidere il mostruoso drago salvando così la principessa da morte certa. Sant Jordi ora è celebrato in tutta la Spagna come il Patrono degli innamorati.
Durante la manifestazione non si regalano solo rose, le donne ricambieranno il gesto donando all'amato un libro. Il 23 Aprile infatti è un giorno in cui si ricordano le morti di famosi scrittori: Miguel de Cervantes, Josep Pla e William Shakespeare. L'UNESCO inoltre ha proclamato questa data come "Giornata Mondiale del Libro e dei Diritti d'autore".
L'Osservatorio Fossanese promuoverà questa festa e la cultura locale grazie ad una mostra di poeti, scrittori ed artisti che si svolgerà nel Castello degli Acaja.

Ecco il programma:

- 23 Aprile
Inaugurazione della celebrazione presso il Castello degli Acaja;
Presentazione della locandina della festa realizzata da Ada Perona;
Presentazione delle Case Editrici della zona e dei loro autori;
Presentazione dell'ONAS con rinfresco.

- 24 Aprile
Presentazione del libro “Convivio” con Flavio Vacchetta, Egidio Belotti e Franco Blandino.

- 25 Aprile
Presentazione dell'opera Il Grillo Talpa” di Michele Bracciotti;
Presentazione dell'opera "Teste Calde – Benzina a 98 ottani” di Aurelio Costantino e Lucio Maria Morra;
Presentazione dell'opera Il Prete Che Voleva Modellare I Santi”  e “L’Amore Più Grande” di Rosalba Serale e Gianpiero Petitti;
Presentazione dell'opera Il Volo Delle Farfalle” di Simona Baudino.

- 26 Aprile 
Premiazione del Concorso di Pittura "Il Sogno";
Autori in un Tweet – riflessioni e letture degli autori dei libri in mostra.

- 27 Aprile
Chiusura della mostra.

Durante la manifestazione si potrà visitare il castello con l'ausilio di guide e video.
 



Premio Strega 2014

Tra i 27 libri presentati dagli Amici della Domenica il Comitato direttivo del Premio Strega ha selezionato i 12 finalisti:

1. Non dirmi che hai paura (Feltrinelli) di Giuseppe Catozzella Presentato da Giovanna Botteri e Roberto Saviano









2. Lisario o il piacere infinto delle donne (Mondadori) di Antonella Cilento Presentato da Nadia Fusini e Giuseppe Montesano









3. Bella mia (Elliot) di Donatella Di Pietrantonio Presentato da Antonio Debenedetti e Maria Ida Gaeta









4. unastoria (Coconino Press-Fandango) di Gipi Presentato da Nicola Lagioia e Sandro Veronesi










5. Come fossi solo (Giunti) di Marco Magini Presentato da Maria Rosa Cutrufelli e Piero Gelli










6. Nella casa di vetro (Gaffi) di Giuseppe Munforte Presentato da Arnaldo Colasanti e Massimo Raffaeli









7. La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie) di Francesco Pecoraro Presentato da Giuseppe Antonelli e Gabriele Pedullà









8. La terra del sacerdote (Neri Pozza) di Paolo Piccirillo Presentato da Valeria Parrella e Romana Petri









9. Il desiderio di essere come tutti (Einaudi) di Francesco Piccolo Presentato da Paolo Sorrentino e Domenico Starnone









10. Storia umana e inumana (Bompiani) di Giorgio Pressburger Presentato da Gianfranco De Bosio e Sergio Givone









11. Ovunque, proteggici (nottetempo) di Elisa Ruotolo Presentato da Marcello Fois e Dacia Maraini









12. Il padre infedele (Bompiani) di Antonio Scurati Presentato da Umberto Eco e Walter Siti










Tullio De Mauro, presidente del Comitato direttivo e della Fondazione Bellonci, dichiara che “Ancora una volta abbiamo constatato una qualità alta e l’emergere di temi legati sia alla ricostruzione storica sia ai dilemmi della nostra coscienza di fronte al mondo contemporaneo”.
La votazione verrà effettuata sul sito www.premiostrega.it con un sistema sicuro e anonimo, il vincitore sarà svelato giovedì 3 Luglio nel Ninfeo di Villa Giulia.

20 marzo 2014

La Morte di Ivan Il'ič - Recensione -

Una delle opere più significative di Lev Nikolaevic Tolstoj è questo magnifico racconto breve che testimonia la crisi spirituale dell'autore con la quale egli si avvicinerà al cristianesimo.
Il protagonista Ivan Il'ic è un perfetto esempio della classe media: di buona famiglia con un lavoro ben retribuito e rispettabile, padre di due bei figli ben educati e marito di una moglie esemplare. La sua vita procede come deve senza mostrare a occhi indiscreti i piccoli litigi di famiglia che dimostrano la realtà dell'instabile matrimonio. Ivan prosegue la sua carriera arrivando all'apice della sua vita coniugale e lavorativa con un buon reddito, una bellissima casa e una figlia pronta a sposarsi, ma non è questa la felicità. Il protagonista buon padre di famiglia si distaccherà sempre di più dalla sua vita familiare per rifugiarsi nel suo lavoro, finchè una brutta e spiacevole malattia non lo colpirà all'improvviso. 
Il vero personaggio principale di questa storia è proprio la morte, l'autore ci dona questo racconto come testimonianza di una riflessione personale su questo delicato e inevitabile tema. Ivan passerà il resto dei suoi giorni a riflettere sulla sua vita che fino a poco tempo prima sembrava giusta e perfetta, vissuta in maniera impeccabile seguendo le regole morali di ogni buon borghese. 
"Caio è un uomo, gli uomini sono mortali, Caio è mortale" cosa rende Ivan diverso da Caio? La morte diventa così una conseguenza logica del suo essere umano, il nostro protagonista ogni giorno di più diventa consapevole del suo dolore e della sua fine. Odia tutti: dai dottori ai colleghi alla sua famiglia perchè vede in loro il riflesso della menzogna che è stata la sua vita. I dottori usano le stesse frasi fatte che il suo lavoro di giudice lo obbligava ad usare, la sua famiglia soffre ad ogni suo lamento non per pietà, non per benevolenza ma per l'unico fastidio che un lamento possa dare. 
La vita da quando ha inizio ci attrae sempre di più alla morte, come la gravità ci attrae sempre di più al punto più basso, Ivan ha solo pochi ricordi felici e tutti risalgono all'infanzia quando ancora vedeva quel barlume di luce, di vita. Dopo quella luce la vita si tinge di nero, più ci si avvicina al presente e quindi alla morte più quel nero si infittisce finchè non arriva la pace che solo la morte può donare. Così Tolstoj ci illustra il ciclo vitale dell'essere umano, e così il nostro autore ci mostra che solo coloro che vivono la vita hanno il privilegio di morire la propria morte, gli altri, gli Ivan Il'ic devono conquistarselo.

- Valheesy -

11 marzo 2014

Nomadi Del Nord - Recensione -

Amante del grande Nord America ancora incontaminato dall'urbanizzazione, James Oliver Curwood segue la linea avventurosa di Jack London, creando uno stile che si avvicina al poetico.
Nomadi del Nord o Nomadi Nel Grande Nord è un libro che racchiude in sè le maggiori scelte narrative dell'autore: tra le parole di questo testo traspira l'amore per il mondo naturale e primitivo, un ambiente che non segue la mano divina del creatore ma che segue solo il suo istinto, l'istinto di madre natura.
Neewa e Miki sono rispettivamente un orso e un cane, protagonisti di una storia delicata che racconta la loro forte amicizia: incontreranno moltissimi ostacoli durante il loro viaggio, ma le loro strade non si divideranno mai completamente grazie alla forte determinazione che li accomuna e che li guiderà durante il cammino della vita.
L'originalità di questo romanzo sta proprio nella scelta dei personaggi, non saranno gli uomini a combattere le piccole battaglie di ogni giorno, ma saranno due animali che difficilmente avrebbero potuto diventare compagni di vita. L'autore riesce perfettamente a mantenere viva la realtà delle vicende, anche se un animale non può parlare e non può capire certi gesti umani, Curwood ci fa entrare nella mente dell'orso e del cane provando a interpretare ciò che loro sentono senza cadere nell'impossibile o nel banale. Oltre a descriverci la bellezza incontaminata del Canada, lo scrittore aggiunge molti vocaboli di una lingua poco conosciuta: quella dei nativi americani, una minoranza etnica distrutta dal potere dei bianchi a cui il nostro autore è rimasto molto legato.
Questa commovente storia a lieto fine è inoltre una metafora legata alla vita: ci ricorda che esistono sentimenti puri di cui, noi esseri umani, dimentichiamo l'esistenza. L'amicizia, l'amore, la felicità e la gioia sono emozioni che diamo per scontate ma ciò non vale per i nostri amici Neewa e Miki.

"... se con la vostra canoa percorrete il fiume Pas, andate dritti a nord e risalite il Rat River o il corso d'acqua del Grassberry, e, scendendo il Reindeer River, costeggiate il lato orientale del lago omonimo, giungerete presto a Cochrane e al Posto di Ritrovo del Lago Bain, che è una delle regioni più belle di tutto il Canada del Nord. Lì, trecento fra Indiani, Meticci e Canadesi andavano a vendere le pellicce. E fra loro non c'era uomo, donna o bambino, che non conoscesse la storia di Neewa, l'orso addomesticato del Lago Bain, il favorito dell'Angelo Bianco, così come tutti chiamavano la moglie del capo del Posto L'orso portava un collare ben lustro e vagabondava a suo agio in compagnia di un gran cane; però, siccome era diventato grosso e grasso, non si allontana mai molto dal Posto. Una legge, rispettata da tutti, imponeva che non si dovesse molestarlo o fargli male e che nessuna trappola per orsi dovesse essere piazzata a meno di cinque miglia dai magazzini della Compagnia. Al sopraggiungere dell'inverno, epoca in cui gli orsi vanno in letargo, Neewa si rintanava in una caverna profonda e tiepida, scavata apposta per lui sotto i magazzini della Compagnia. Ma ogni giorno, al cadere della notte, Miky, il cane suo amico e compagno, scendeva e andava a dormire in sua compagnia."

- Valheesy -



7 marzo 2014

Giornata Internazionale Della Donna - 8 Marzo -

La giornata internazionale della donna viene comunemente celebrata l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le lotte sociali e politiche delle donne, sia le violenze e le discriminazioni che ancora oggi subiscono in alcuni paesi del mondo.
La sua origine storica è complessa: la prima celebrazione venne attuata il 3 Maggio del 1908 in occasione della conferenza settimanale del Partito Socialista di Chicago dove si discusse della situazione della donna nella sfera lavorativa e politica. In seguito, negli Stati Uniti, venne istituita la prima ufficiale giornata dedicata alla donna nel giorno 23 febbraio 1909. La celebrazione non ebbe un seguito immediato, anzi, ci volle del tempo prima della sua affermazione totale. Intanto i festeggiamente frammentari e discontinui continuarono in America, mentre a Copenaghen durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste del 1910, si ritornò sull'argomento per istituire una celebrazione dedita alla rivendicazione dei diritti delle donne. La festa non si celebrò in tutti i paesi, e nemmeno tutti gli anni a causa anche dello scoppio della prima guerra mondiale. A San Pietroburgo, però, l'8 marzo 1917 le donne insorgero in una grande manifestazione chiedendo la fine della guerra. In questa data si ricorda l'inizio della Rivoluzione Russa di Febbraio e per questo motivo la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste fissò l'8 marzo come giornata internazionale dell'operaia.
In Italia la Giornata internazionale della donna fu istituita per la prima volta nel 1922, grazie al Partito Comunista d'Italia. In quei giorni fu fondato il periodico Compagna, che nel marzo del 1925 pubblicò un articolo di Lenin che ricordava l'8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
Con il passare degli anni i mass media e la seconda guerra mondiale fecero dimenticare la forte impronta storica e politica di questa giornata, riducendola così a un'altra scusa per spendere e festeggiare. 
Finita la seconda guerra mondiale, l'8 Marzo venne festeggiato ogni anno e in tutta Italia. Il suo simbolo è la mimosa dal 1946 perchè fiorisce nei primi giorni di Marzo.

Noi vorremmo proporvi dei film e dei libri che possano commemorare al meglio le origini dimenticate di questa festa dedicata a coloro che hanno lottato per rendere il nostro futuro migliore.

Per prima cosa vorremmo ricordare alcuni nomi femminili della letteratura italiana, donne che hanno combattuto contro la politica, la società e lo stato patriarcale:

Gina Lagorio (Bra, 18 Giugno 1922 – Milano, 17 Luglio 2005)
Una scrittrice italiana che si ispira ai grandi Pavese, Fenoglio e Sbarbaro. Il suo primo romanzo è Il Polline ma ci ha regalato molti titoli vincitori di molteplici premi come: Tosca dei gatti Premio Viareggio, La Spiaggia Del Lupo Premio Campiello, Fuori Scena, Approssimato per difetto e l'ultimo Capita postumo alla sua morte.





Gianna Manzini (Pistoia, 24 Marzo 1896 – Roma, 31 Agosto 1974) 
Gianna Manzini è una scrittrice raffinata e complessa, i temi affrontati riguardano soprattutto il rapporto traballante che ha avuto con i suoi genitori non molto presenti nella sua vita, specialmente il padre. Accolta subito dalla critica con entusiasmo, il suo nome rimase di nicchia per troppo tempo. Il suo romanzo più famoso è Ritratto in Piedi, un testo autobiografico che descrive la figura di suo padre, il rapporto che ha con la figlia e la sofferenza appassionata che essa prova nei confronti di quella figura che così tanto le mancò.



Elsa Morante (Roma, 18 Agosto 1912 – Roma, 25 Novembre 1985)
La Morante è considerata una delle autrici più importanti del secondo dopoguerra. Ha scritto romanzi, saggi, poesie e tradotto alcuni testi importanti. Si sposò con il famoso scrittore Alberto Moravia. I suoi testi raggiunsero anche l'America, il suo primo libro si intitola Menzogna e Sortilegio per il quale vinse il premio Viareggio. Con l'Isola di Arturo vinse il Premio Strega e ne fu tratto anche un film diretto da Damiano Damiani. La sua produzione letteraria è davvero numerosa, altri testi importanti sono Aracoeli e La Storia.

Natalía Levi Ginzburg, (Palermo, 14 Luglio 1916 – Roma, 7 Ottobre 1991) 
Di origine ebrea, la scrittrice naque in una famiglia di antifascisti e divenne una onorevole del Parlamento Italiano attiva per il Partito PCI. La sua produzione letteraria è orientata sui temi della memoria e dell'indagine psicologica. Con Valentino vince il premio Viareggio e con Lessico Familiare vince il Premio Strega. 




Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio (Alessandria, 14 Agosto 1876 – Roma, 13 Gennaio
 1960)
Rina ebbe un infanzia difficile, la madre tentò il suicidio varie volte a causa della sua depressione finchè la rinchiusero al manicomio. La piccola Rina Faccio venne stuprata a 15 anni e rimase incinta, perse il bambino ma fu costretta a un matrimonio di convenienza. Le sue produzioni vertono dal diario alle opere epistolari alle prose. Molto famosi sono Una Donna, Orsa Minore e Dal Mio Diario. Scrisse anche molte poesie e trattati sul femminismo.


Oriana Fallaci (Firenze, 29 Giugno 1929 – Firenze, 15 Settembre 2006)
Conosciuta come giornalista, scrittrice, attivista politica e femminista Oriana Fallaci ci ha omaggiato con i suoi saggi sulla condizione sociale della donna e su molti temi morali come l'aborto, l'omosessualità e la religione. Il Sesso Inutile -. Viaggio Intorno Alla Donna e Lettera a Un Bambino Mai Nato sono i testi più famosi pubblicati dall'autrice. La Fallaci è un esempio lampante di donna forte, indipendente e intelligente, i suoi saggi sono perfetti per questo giorno dedicato alla storia delle donne.



Adeline Virginia Woolf, nata Stephen (Londra, 25 Gennaio 1882 – Rodmell, 28 Marzo 1941)
Virginia Woolf non è italiana ma la sua produzione letteraria è ricca di spunti per commemorare al meglio questa festività. Una scrittrice, saggista e attivista britannica che lottò con tutte le sue forze per ottenere una parità di diritti tra i due sessi.  Le sue più famose opere sono: La Signora Dalloway, Gita al Faro e Orlando. Tra le opere di saggistica emergono Il lettore comune e Una Stanza Tutta Per Sè.


Graziella Romano, detta Lalla (Demonte, 11 Novembre 1906 – Milano, 26 Giugno 2001)
Lalla è stata una grandissima poetessa, giornalista e scrittrice italiana. All'inizio il suo talento si sviluppò nell'ambito artistico ma successivamente ci omaggiò con dei testi magnifici come Le Parole Tra Noi Leggere con il quale vinse il Premio Strega e Le Metamorfosi. Nel campo giornalistico lavorò per importanti quotidiani come Il Corriere Della Sera e Il Giorno. La sua produzione poetica spicca sopratutto per l'opera intitolata L'Autunno.

Dacia Maraini (Fiesole, 13 Novembre 1936)
Anche Dacia Maraini, come Gina Lagorio, fa parte della generazione degli anni Trenta. Ha una formazione a tutto tondo in quanto si occupa di scrittura, poesia, saggi, drammartugia e sceneggiatura. I suoi romanzi più importanti sono: La Lunga Vita Di Marianna Ucrìa con cui vinse il Premio Campiello e Buio con cui vinse il Premio Strega.



Citiamo ora delle produzioni cinematografiche ricche di esempi femminili forti, lontani dallo stereotipo di donna che solitamente vediamo per i programmi televisivi e nel grande schermo.

We Want Sex diretto da Nigel Cole (2010)
Il film in questione è ispirato a fatti realmente accaduti, si racconta infatti di uno sciopero del 1968 di 187 operaie della Ford di Dagenham. Le protagoniste della vicenda lavoravano in condizioni per niente piacevoli, erano sotto pagate e sottomesse a orari straordinari. Il film ha ottenuto 4 candidature ai British Independent Film Awards 2010.



Agora diretto da Alejandro Amenabar (2009)
La protagonista e filosofa Ipazia vive nell'antica Alessandria d'Egitto, insegna e studia la matematica e l'astronomia. I suoi studi si concentrano soprattutto sul modello geogentrico di Tolomeo dubitandone la veridicità. Intanto intorno a lei iniziano le prime persecuzioni a scapito dei pagani che vengono soppiantati dalla nuova religione cristiana. L'intelligenza di Ipazia inizia a diventare un problema: la sua è una personalità importante negli ambienti filosofici ma si è dichiarata atea attirando così l'attenzione su di sè.

The Lady - L'Amore Per La Libertà diretto da Luc Besson (2011)
The Lady è un film biografico sulla vita di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace. La protagonista è una giovane madre che vive con la propria famiglia a Londra. L'insorgere del suo popolo nel 1998 la costringerà a tornare in Birmania, il paese dove viveva da bambina. Tornata alle sue origini, Suu si prenderà la responsabilità di restaurare la pace in Birmania per riprendere il posto che fu di suo padre e per far valere i diritti democratici di un potere politico sano. 

Angeli d'Acciaio diretto da Katja Von Garnier (2004)
La protagonista Alice Paul è una delle prime suffragette statunitensi che si batte per il diritto di voto alle donne. Organizza molte manifestazioni agli inizi del novecento, ma alcuni uomini contrariati insorgono con la violenza. Molte femministe vengono portate in ospedale e quando arriva il 1917, e di conseguenza anche la guerra, le manifestanti vengono arrestate ingiustamente e maltrattate ma Alice non si perde d'animo e continua la sua lotta, la lotta per le donne.

Soldato Jane diretto da  Ridley Scott (1997)
La forza militare statunitense è quasi esclusivamente composta da uomini così si cerca di portare una donna nel programma Navy SEAL. O'Neill L.T. Jordan è la vincitrice della selezione e viene subito sottoposta a un devastante addestramento. All'inizio viene agevolata negli esercizi ma successivamente il Soldato Jane rifiuta i privilegi e vuole integrarsi nel gruppo maschile. La stampa la fa risultare subito come una paladina dei diritti alle donne e le maldicenze iniziano a rendere più dura la vita nell'esercito.

I Figli Del Secolo diretto da Diane Kurys (1999)
Questo film racconta la travagliata storia d'amore tra Alfred de Musset e George Sand. Sono entrambi belli, ricchi e intelligenti; il loro amore è passionale, intellettuale e carnale. Lui è un uomo vizioso con la passione per l'arte e le poesie, mentre lei è una scrittrice e giornalista di successo. La figura femminile di George è un ottimo esempio di donna indipendente: è divorziata, si veste molto spesso con abiti maschili ed è pericolosamente intelligente, cosa che all'epoca faceva molto scalpore.

L'Altra Metà Dell'Amore diretto da Léa Pool (2001)
Mary, Victoria e Pauline sono tre ragazze che dividono una stanza in un collegio femminile canadese. Mary è l'ultima arrivata e, dopo un pò di tempo, scopre che le sue due coinquiline condividono una tenera storia d'amore. Il fatto non deve uscire dalle quattro mura della loro stanza perciò Mary farà da custode al loro segreto, ma purtroppo le due vengono scoperte mentre dormono assieme e la loro dolce fiaba si trasformerà in una struggente catastrofe.

Donne Senza Uomini diretto da Shirin Neshat (2009)
Il film racconta la storia di quattro donne iraniane di differenti classi sociali intrecciate alle vicende politiche del loro paese: la restaurazione al potere dello Scià e la conseguente deposizione del Primo Ministro democraticamente eletto. Il film è stato premiato con il Leone d'Argento per la Miglior Regia  alla Mostra del Cinema di Venezia. 
    



La Bicicletta Verde  diretto da Haifaa Al-Mansour (2012)
Wadjda è una bambina che vive in Arabia Saudita e frequenta una scuola femminile dove le sono proibite molte cose. Le piccole libertà sono un lusso che Wadjda non può permettersi, come la bicicletta verde che desidera così tanto. La famiglia non ha i soldi per comprarla e in più quelle sono cose "da maschi" così la piccola cercherà di guadagnarsi i soldi per conto suo, scoprendo che l'unico modo per far ciò che non le è proibito sarà una gara di Corano.

Norma Rae diretto da Martin Ritt (1979)
Siamo in Alabama dove alcuni operai vengo sfruttati nelle loro fabbriche, ma come una sorta di eroina, arriva la nostra protagonista. Norma è una donna emancipata sul piano sessuale e sociale, è l'unica che potrà salvarli grazie al suo spirito intraprendente e grazie all'alleanza con un sindacalista. Vince il premio Oscar come miglior attrice protagonista Sally Field.


Riso Amaro diretto da Giuseppe De Santis (1949)
Francesca è complice del furto di una collana, per sfuggire alla polizia sale su un treno di mondariso dove farà la conoscenza di Silvana e del duro lavoro a cui le donne sono sottoposte nelle risaie. Un capolavoro d'altri tempi che farà luce sulla condizione femminile dell'epoca.





Erin Brockovich - Forte Come La Verità diretto da Steven Soderbergh (2000)
Una storia vera che vede come protagonista Erin Brockovich, una segretaria di uno studio legale che indaga su alcune compagnie che hanno contaminato le falde acquifere di una città californiana. Julia Roberts interpreta questa figura di paladina della giustizia vincendo anche un Golden Globe per la miglior attrice in un film drammatico.


The Help diretto da Tate Taylor (2011)
La protagonista Skeeter è una ragazza bianca della buona società che vuole diventare una scrittrice. Ci troviamo nel Mississipi agli inizi degli anni '60, quando Skeeter decide di intervistare la servitù di colore che ha sempre lavorato per le buone famiglie del sud. Verranno a galla le verità nascoste del razzismo e del perbenismo delle famiglie ricche. Vince in premio Oscar come miglior attrice non protagonista O. Spencer.

Evita diretto da Alan Parker (1996)
Un addattamento dell'omonimo musical che vede come protagonista Evita, la figlia illegittima di un contadino del Buenos Aires. La protagonista sogna di diventare famosa così si installa nei circoli più importanti della società. Eva conoscerà Juan Peron, politico importante, con il quale avrà una relazione mal vista da tutti, ma con la sua determinazione riuscirà a cambiare la vita di molti argentini.



Becoming Jane - Il Ritratto Di Una Donna Contro diretto da Julian Jarrold (2007)
Un film biografico sulla vita della scrittrice Jane Austen. La protagonista è in età da matrimonio ma, come spesso accade, lei non ama il suo futuro marito. Quando nel paese arriva un giovane irlandese lei se ne innamora e viene ricambiata trovando così ispirazione per i suoi libri. La sua forte personalità che non si piega alle convenzioni è un ottimo esempio di donna che richiama la giornata dell'8 marzo come giorno di lotta per i propri diritti.